“…quando salmodiamo comportiamoci in modo che il nostro spirito sia in accordo con la nostra voce” (RB 19, 7)
Da sempre i monaci benedettini caratterizzano le loro giornate ritmandole secondo il tempo della preghiera alternata al lavoro. Anche la nostra Comunità, fedele alla regola di san Benedetto, continua oggi ad assolvere questo mandato a nome della Chiesa per la glorificazione di Dio e la santificazione dei fedeli e, seguendo l’indicazione del Concilio Vaticano II, che ha riconosciuto il canto gregoriano come «proprio della liturgia romana», raccomandandone il posto principale nelle azioni liturgiche, lo usa integralmente nella Messa conventuale, ai Vespri, alla Compieta e, in parte, alle Lodi.
Il canto gregoriano risale alla Chiesa delle origini. Tradizionalmente si è attribuito al Papa S.Gregorio Magno (†604) la creazione e la riordinazione del repertorio liturgico, e per questo dal suo nome sarà coniato l’appellativo di «gregoriano». Dall’VIII al XIII secolo scorre l’epoca d’oro dell’interpretazione del canto gregoriano e, dopo un periodo di parziale oblio e di alterazioni, nel XIX secolo sarà restaurato nella sua primitiva purezza grazie agli sforzi dell’Abate Guéranger e dei suoi monaci di Solesmes (Francia).
I numerosi visitatori che passano a Monte Oliveto sono spesso attirati dal canto gregoriano dei monaci: un canto che, facendo vibrare l’inesprimibile, desta la nostalgia di Dio e dei valori dello spirito, pacifica e tonifica la mente e il cuore. Le testimonianze della Chiesa antica attestano che i discepoli del Signore, in ore determinate, attendevano alla preghiera. Si parlò così di ora Terza, di ora Sesta, di ora Nona e anche la notte. Queste preghiere celebrate comunitariamente, col tempo, furono ordinate in modo da formare un ciclo ben definito: la liturgia delle ore (opus dei). Essa è concepita e organizzata in modo che, santificando l’intera giornata, sia espressione della preghiera di ognuno degli oranti e, soprattutto, dell’intera comunità ecclesiale.
È la preghiera che Cristo unito al suo Corpo eleva al Padre; questo ufficio sacerdotale Cristo lo continua per mezzo della sua Chiesa, che loda il Signore incessantemente e intercede per la salvezza del mondo non solo con la celebrazione dell’eucarestia, ma anche in altri modi, specialmente con l’ufficio divino. Dunque, sia l’eucarestia che la liturgia delle ore sono attualizzazione del sacerdozio di Cristo. Nel primo caso, però, ciò è vero come centro e come culmine; nel secondo caso, come momento particolare del giorno santificato dalla preghiera.